3829 recensioni a vostra disposizione!
   

OTTO DONNE E UN MISTERO
(HUIT FEMMES)
Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 novembre 2002
 
di François Ozon, con Fanny Ardant, Emmanuelle Béart, Danielle Darrieux, Catherine Deneuve, Isabelle Huppert, Virginie Ledoyen, Firmine Richard, Ludivine Sagnier (Francia, 2002)
 
1950, fuori nevica, e nella villa di campagna il cerbiatto che fa tanto Douglas Sirk annusa alla finestra, ma si guarda bene dall'entrare. Perché, all'interno, otto donne stanno per sbranarsi attorno all'unico uomo, accoltellato a morte. Non ci sarà l'investigatore (il telefono è stato tagliato, la villa è ormai isolata), nemmeno l'inchiesta dalla logica inesorabile cara ai labirinti lucidi di Agatha Christie. Ma tante altre cose, e tutte splendide: rese di conti, scatti d'ira e di passione, drammi, paradossi, sberleffi e canzoni. Da parte di otto attrici, che dico, di dive.

Astro nascente fra i cineasti degli anni Novanta, dopo alcune opere intriganti e stranianti (un mediometraggio, REGARDE LA MER, scoperto nel 1998 da Locarno), François Ozon si è fatto conoscere con SOTTO LA SABBIA: folgorante ritratto intimista di Charlotte Rampling, dolorosa, misteriosa e sensuale riflessione sugli spazi lasciati dalla scomparsa di un essere caro. Da quel grande cineasta che si sta rivelando, Ozon riprende ora i temi che gli sono cari: ma ne stravolge lo stile espressivo, gli umori, l'effetto sullo spettatore. Rilanciando cosi l'interesse per il proprio universo poetico: ancora l'assenza di un affetto, in particolare di un padre, il suicidio, la morte violenta, la rottura sentimentale, il desiderio, etero o omosessuale, la tentazione dell'incesto. Ma, questa volta, viaggiando da una a tante donne, dall'intimità alla coralità, dal raccoglimento all'esplosione; complessa e divertita in tante direzioni contraddittorie, motivi di ispirazione, contrasti di atmosfere, disequilibri paradossali. Colpi di teatro; più che drammatici, umoristici, assurdi. Ma all'interno di un contenitore governato con raffinata minuzia, che nulla lascia al caso di quell'happening sofisticato e pure strampalato; nelle regole classiche di azione, luogo e tempo della tragedia greca.

Non è che l'interesse del film nasca dal proprio intrigo. Tratto da una pièce ormai dimenticata del teatro di boulevard degli anni sessanta, quello di 8 DONNE E UN MISTERO è di una trasparenza, vuoi di una approssimazione evidente. Una caricatura, il cui fascino si alimenta altrove, essenzialmente da due sorgenti d'inestinguibile vivacità. L'intreccio delle star, esaltate come poche altre volte nel cinema europeo; il loro evidente piacere di confrontarsi, in un ventaglio generazionale di talenti e memorie cinematografiche che spaziano dagli 85 anni di Danielle Darrieux ai 22 della Sagnier. Dalla petulanza bisbetica di Isabelle Huppert alla sensualità scontrosa di Emmanuelle Béart, alla sfida voluttuosa fra la bionda e la bruna di Truffaut, Catherine Deneuve e Fanny Ardant; alle due impertinenze, quelle di una signora della memoria come Danielle Darrieux e di una presenza androgina dell'universo contemporaneo dell'autore come la curiosa Ludivine Sagnier.

Arte dell'ostentazione e della mistificazione; e non solo perché parla di personaggi che fanno a gara ad ingannarsi. Ma perché il polpettone annunciato si organizza grazie ad un'attenzione superiore: dai dialoghi al montaggio, dai costumi, dal trucco sopra le righe all'uso delle tinte prese in prestito dal glorioso Technicolor, ai sapienti spazi coreografici. A quelle riprese in clamorosa simmetria frontale: che sottolineano il vero nocciolo del film, la contraddizione. Come in quei siparietti con le canzoni: momenti deliziosi che contraddicono, appunto, l'idea che ci siamo fatta delle psicologie. Contraddizione, fra lucidità, emozione, energia di quell'eterno femminile al quale 8 DONNE E UN MISTERO rende un omaggio impagabile.

Pare che Ozon sognasse di rifare WOMEN, di quell'altro poeta della donna, Gorge Cukor; ma che non volesse fare un film "all'americana". Il risultato è uno sfrontato patchwork (una commedia di boulevard e poliziesca, un musical, un esercizio di stile sulla teatralità) che assomiglia ad un film di Minnelli, di Sirk o di Cukor; ma pure di Fassbinder, di Truffaut o di Demy, con un occhio alla mitica LAURA di Otto Preminger. Procedimento al limite della perversione. Ma non sono nati in gran parte dalla perversione i poemi più belli che il cinema ha dedicato alla donna?


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda